Chi soffre di acne sa quanto l’aspetto cosmetico sia importante, psicologicamente forse più della cura, per nascondere gli inestetismi che possono compromettere la vita sociale. Il maquillage correttivo, o camouflage, può essere la soluzione ottimale.
Sfatiamo da subito un mito: non è vero che la pelle acneica non può essere truccata.
Naturalmente bisogna usare prodotti con caratteristiche specifiche, formulati secondo una rigorosa selezione degli elementi che garantisca la più elevata tollerabilità dermatologica e oftalmica. E bisogna saperli usare.
Quando il trucco diventa l’unica opzione per mascherare inestetismi cutanei gravi o permanenti che minano l’immagine di una persona, l’intervento correttivo acquisisce infatti il valore e la dignità di una prestazione medica.
L’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano è stato il primo a sviluppare questo concetto, istituendo quattro anni fa in collaborazione con La Roche-Posay il primo Laboratorio italiano di Maquillage Correttivo, gestito da personale altamente qualificato.
Un dermatologo, uno psicologo e un truccatore professionista lavorano insieme per insegnare ai pazienti a mascherare patologie cutanee come angiomi, cicatrici acneiche, dermatiti o vitiligine, nel migliore dei modi e il più velocemente possibile.
Sono già 500 i pazienti che si sono sottoposti all’iter proposto dal laboratorio: prima il dermatologo effettua una visita di screening per verificare il tipo e l’estensione degli inestetismi e scegliere i prodotti più adatti da applicare, poi il truccatore insegna le tecniche più idonee per un trucco preciso ma veloce (10-15 minuti).
Quindi i pazienti sono invitati a metterle in atto da soli a casa propria, per poi tornare dopo 15-30 giorni per verificare la correttezza del procedimento.
L’approccio al trucco è molto diverso da quello di un normale make-up: non si tratta solo di abbellire, ma di aiutare a superare un disagio e a favorire l’autostima.
Il supporto psicologico-comportamentale è fondamentale, e ci vuole tanta pazienza, dicono i responsabili del laboratorio, per far comprendere appieno le possibilità del camouflage.
Bisogna convincere i pazienti che non si tratta di una tecnica complicata, che anche da soli si può ottenere una correzione efficace dei difetti mantenendo una sensazione naturale sulla pelle, e che anche uomini e bambini possono abituarsi all’idea del trucco.
Poi ci sono i problemi pratici, come la lunga durata dell’intervento, la resistenza al sudore, all’acqua e alla luce.
I risultati finora sono stati soddisfacenti: tutti i pazienti, prevalentemente di sesso femminile (90%) tra i 30 e i 50 anni, hanno dichiarato di aver imparato a correggere i difetti presenti e ad esaltare le qualità esistenti.
Questo ha spinto altre strutture sanitarie a seguire l’esempio milanese: oggi i centri dedicati al maquillage correttivo sono presenti anche a Roma, presso l'Ospedale Sant'Eugenio dell'Università di Tor Vergata e presso il Policlinico Gemelli dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, e a Napoli presso il Policlinico dell'Università Federico II.
L’approccio alla salute dei pazienti, insomma, sta cambiando, e mostra un’attenzione nuova al benessere psico-fisico nella realtà della vita quotidiana.
Aggiornato il 14 Gennaio 2022 da amministratore